Non ci sono prodotti a carrello.
Anche il mondo dei maker si mobilita nella lotta al coronavirus. In questo momento di grande emergenza uno dei problemi più gravi è la mancanza di strumentazione adatta al tipo di malattia, ovvero la mancanza di respiratori che rappresentano il più valido aiuto per quanti vengono colpito da questo virus.
Nel nostro Paese si stanno attrezzando nuovi ospedali e nuovi posti letto, ma senza l’ausilio dei respiratori, tutto ciò può risultare vano.
Ecco dunque che scendono in campo i maker.
Lunedì, Johnny Chung Lee, un ricercatore di Google che ha sviluppato altri progetti hardware, ha pubblicato i piani per un ventilatore basato su Arduino su GitHub per consentire a chiunque di realizzare il dispositivo da utilizzare nel caso in cui non ci sia più disponibilità di ventilatori certificati dalla FDA, l’ente americano preposto alla certificazioni della strumentazione per impiego medicale.
La certificazione rappresenta infatti uno dei problemi più grandi all’impiego delle apparecchiature do-it-yourself.
Questo in tempi normali, magari in periodi di grande emergenza sarebbe il caso di essere un po’ più flessibili o magari, se possibile, lasciare decidere al diretto interessato.
È come se, di fronte ad un annegato, nessuno tentasse la rianimazione cardiocircolatoria in attesa dell’arrivo di personale specializzato. Oltretutto nella certezza che questo personale non arriverà mai.
Ecco lo schema elettrico del progetto di Johnny Chung Lee:
E questo un video con la descrizione del progetto:
Quella di Johnny Chung Lee non è l’unica iniziativa del genere, c’è anche una libreria di risorse COVID-19 open source per aiutare ingegneri e maker a costruire strumenti per combattere il coronavirus.
C’è poi il progetto Open Air, sostenuto da un gruppo che mira ad affrontare le sfide COVID-19 attraverso la tecnologia open source.
In questo caso non potevano non scendere in campo i siti di Crowdfunding con un progetto di ventilatore GoFundMe DIY e i più famosi siti di DIY come Hackaday con un progetto per sviluppare un sistema di ventilazione polmonare.
Tempo fa anche gli studenti della Race University avevano messo a punto un ventilatore DIY (in quel caso destinato a soggetti con arresto cardiaco) in grado di aiutare quanti avevano difficoltà respiratorie. Qui la descrizione del progetto: http://bit.ly/2U6BBw9
E qui il video relativo:
L’esempio italiano
Un altro esempio di come i maker stiano dando una grossa mano nel tentare di salvare vite è quello che arriva dall’Ospedale di Chiari, in provincia di Brescia, dove alcuni giorni fa sono finite le valvole per i respiratori della terapia intensiva: la Casa produttrice aveva finito le scorte e non poteva sopperire in pochi giorni all’emergenza in atto. L’Ospedale, tramite il giornale locale, ha così lanciato un appello che è stato raccolto da un giovane ingegnere, Christian Fracassi, che nel giro di poche ore ha stampato in 3D e messo in funzione decine di valvole.
Le valvole, che servono per collegare i caschetti respiratori alle bombole d’ossigeno, funzionano perfettamente. Certo, non hanno il marchio CE e le certificazioni necessari ma, dicono dall’ospedale, “in questo momento di emergenza non ci sono alternative”.
Lo stesso Fracassi ammette di non sapere quanto tempo funzioneranno e in quanto si degraderanno, sta di fatto che quegli oggetti sono stati in grado di salvare delle vite umane.
La cosa più triste in tutta questa storia è la notizia, non confermata, della minaccia da parte dei produttori delle valvole di azioni legali nei confronti di Fracassi e dell’Ospedale per violazione del copyright. Spero che ciò non corrisponda al vero, ma se così fosse (e prima o poi si tornerà alla normalità), quell’azienda dovrà essere bandita per sempre da tutta la Penisola.
5 Commenti