Eric_Starkloff_NIWEEK2015
È questa l’espressione che ha usato Eric Starkloff – Senior Vice President of Marketing di NI – durante la sua keynote al recente NIWeek. Espressione intraducibile in italiano, ma che rende perfettamente il senso di ciò che attende nei prossimi anni gli utilizzatori dei prodotti e delle soluzioni NI, nonché la stessa National Instruments.
Ovvero fare su scala molto più ampia ciò che gli utenti NI fanno da decenni: acquisire dati dal mondo reale ed elaborali in modo da ricavarne le informazioni più significative.
L’onda tecnologica che avanza e che prende il nome di Internet of Things (IoT) – Industrial IoT nel caso di macchine e impianti industriali – comporterà l’acquisizione di una mole di dati enormemente superiore rispetto al passato, con la necessità di un’elaborazione embedded.  Si stima che nel 2020 saranno 50 miliardi gli oggetti connessi, ciascuno dei quali utilizzerà sensori di vario genere per acquisire informazioni dall’oggetto stesso o dall’ambiente circostante.
Una mole di dati praticamente infinita, un’esplosione paragonata dallo stesso Starkloff al periodo Cambriano dell’evoluzione terrestre durante il quale, in un tempo relativamente breve, si svilupparono quasi tutte le forme di vita oggi presenti sul nostro pianeta, con tutta la loro complessità e diversità.
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Il periodo Cambriano in un recente video dell’Economist.
Complessità e diversità che assomigliano moltissimo a quelle dei Big Analog Data, le informazioni che dovremo acquisire da ciascun oggetto o impianto connesso. Quando pensiamo ai dati ci vengono immediatamente in mente le web farm delle grandi aziende, con immense capacità di elaborazione e memorizzazione.  Gran parte di questi dati prima di assumere una forma digitale erano informazioni analogiche che sono state acquisite, elaborate e trasformate in bit.
E quale altra azienda al mondo è meglio posizionata di National Instruments per svolgere un ruolo centrale in fatto di acquisizione dati ed elaborazione embedded?
In fondo, tutta la storia della società si è concentrata su questi temi che costituiscono proprio uno degli aspetti fondamentali dell’Internet of Things.
Non solo. I pesanti investimenti in ricerca e sviluppo dei decenni passati (attualmente NI spende ogni anno in R&D 250 milioni di dollari circa) hanno consentito di realizzare una piattaforma riconfigurabile basata su FPGA che permette di affrontare con gli strumenti adatti le nuove sfide. La bontà di questa scelta sembra essere indirettamente confermata dall’acquisizione per 17 miliardi di dollari di Altera da parte di Intel, leader mondiale nel settore dei processori e che sta investendo in maniera massiccia nelle tecnologie IoT (Altera e Xilinx sono i più importanti fabbricanti di FPGA).
Grazie alla sua piattaforma riconfigurabile ed al software di Progettazione Grafica di Sistemi LabVIEW (con tutte le evoluzioni di prodotto introdotte a NIWeek e presentate sul nuovo numero della rivista LabVIEWWorld), National Instruments è oggi in grado di dominare e di porsi al di sopra di quest’onda tecnologica che nei prossimi anni avrà un forte impatto sia sul mondo industriale che sulla nostra vita quotidiana.
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