“ReTeLINK, il primo robot indossabile utile per la riabilitazione dei pazienti

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Grazie al nuovo progetto di “robotica indossabile”, sviluppato dall’Istituto di BioRobotica della Scuola Superiore Sant’Anna, seguire programmi di riabilitazione da casa diventerà più facile e coinvolgente.
“ReTeLINK” è il progetto di “teleoperazione” e di “telepresenza”, ideato dai giovani ricercatori Marco Cempini, Mario Cortese, Matteo Moisè, presentato alla fiera Hannover Messe.
Kuka, azienda leader nella robotica, ha assegnato al progetto italiano la vittoria del prestigioso “Innovation Award 2015”, riconoscendo l’impatto dell’applicazione proposta, per le prospettive e per i possibili interessi di tipo industriale ed economico. Il gruppo della Scuola Superiore Sant’Anna, che ha ricevuto in premio un “assegno” da 20mila euro, è stato selezionato da Kuka e da una giuria internazionale di docenti universitari e di esperti.
“ReTeLINK” è stato testato da decine di visitatori in completa sicurezza e in autonomia, suscitando un fortissimo interesse. L’idea alla base del progetto è quella di utilizzare un esoscheletro di arto superiore, ovvero un dispositivo robotico indossabile sensorizzato e che si può muovere, per permettere ad un utente, senza esperienza né abilità, di muovere un altro braccio robotico, che fisicamente si trova altrove e che è connesso attraverso internet.
L’esoscheletro permette all’operatore di “sentire” ciò che il robot manipolatore sta toccando. Grazie allo scambio di dati di posizione e di forza, ogni volta che il braccio robotico incontra ostacoli o impedimenti al suo movimento, le stesse informazioni di forza sono riprodotte dall’esoscheletro sull’utente, che, pur non trovandosi nell’area di lavoro del robot, riesce a manovrare e a interagire con l’ambiente come se fosse lì.
“Per coloro che sono impossibilitati a raggiungere ospedali o centri di cura – spiega il coordinatore del Laboratorio di Robotica indossabile, Nicola Vitiello – la tele riabilitazione con un sistema robotico come quello usato per ReTeLINK, permette un recupero delle capacità motorie residue, un più efficace coinvolgimento e una maggiore interattività del paziente nell’esercizio, attraverso un’interazione con un oggetto in movimento. Il paziente capisce che, muovendosi, può comandare un altro braccio: si trova molto più a ‘giocare’ che ad eseguire una terapia, ottenendone un riscontro visivo immediato”.
Il nuovo esoscheletro potrà essere impiegato anche in applicazioni industriali.
Fonte: Ospedale Superiore Sant’Anna

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