Il coraggio di scegliere il Sole

 

 

Pochi giorni fa è stato presentato il piano Colao per il rilancio dell’economia del nostro Paese dopo la tragedia del Coronavirus.

Un piano molto controverso con tante (forse troppe) iniziative e con, ancora una volta, troppi finanziamenti a pioggia. Nulla da eccepire per quanto riguarda la spinta alla digitalizzazione del Paese e il sostegno all’innovazione; altrettanto apprezzabile l’impegno per combattere i cambiamenti climatici e il sostegno alla diffusione delle rinnovabili. Anche in questi casi, però, l’impegno si manifesta con provvedimenti scarsamente incisivi e troppo generici.

Al contrario, a livello industriale c’è bisogno di concentrare investimenti e risorse su pochi e significativi fronti, che possano realmente produrre un salto di qualità sul piano economico, sociale e, perché no, anche culturale.

A nostro avviso uno di questi dovrebbe essere il sostegno allo sviluppo di una forte industria fotovoltaica nazionale, che possa affermarsi a livello mondiale e non solo locale. Un’industria in grado di competere con i maggiori produttori mondiali e consentire una diffusione nazionale del fotovoltaico tale da rendere l’Italia uno dei primi paesi al mondo con l’energia elettrica proveniente al 100% da fonti rinnovabili. Lo sviluppo di questa industria dovrebbe viaggiare di pari passo con quella dei sistemi di accumulo, piccoli e grandi, indispensabili nel caso di scelta del fotovoltaico come fonte energetica primaria.

Pura utopia? Niente affatto. A causa della mancanza di materie prime, l’Italia è sempre stato un Paese trasformatore con forte vocazione industriale, e come materia prima l’industria del fotovoltaico utilizza solamente sabbia e poche terre “rare” (ma non così… rare). Le competenze non mancano, quello che serve è sicuramente una forte volontà politica, investimenti adeguati e magari, in una prima fase, anche qualche incentivo a livello nazionale. Immaginare che l’Italia diventi un Paese in grado di produrre 50-100 GW di pannelli fotovoltaici all’anno non è poi così lontano dalla realtà. Così come non è strano immaginare un Paese alimentato completamente dal sole: l’irraggiamento non manca e, fortunatamente, già ora abbiamo sufficienti bacini idrici per fornire energia elettrica durante le ore di buio. Naturalmente da cosa nasce cosa: la mobilità elettrica diventerebbe presto la normalità con le batterie delle vetture che entrerebbero a fare parte di una rete globale di accumulo e con il riscaldamento delle abitazioni che, aiutato anche da migliori forme di isolamento termico, potrebbe anch’esso essere garantito dall’energia elettrica. Una transizione epocale basata non solo sul capitale finanziario ma anche sul capitale umano, necessario in tutte le fasi di questa trasformazione e nel successivo mantenimento del nuovo sistema energetico.

Se Elon Musk pensa di mandare entro dieci anni un uomo su Marte (e ci riuscirà sicuramente), è così difficile immaginare, a breve, di poter vivere e viaggiare sfruttando esclusivamente l’energia del Sole?

 

 

7 Commenti

  1. Buongiorno Spadoni, leggere i suoi articoli è come respirare aria fresca, ogni tanto ci vuole! Condivido al 100% ciò che dice e cerco anch'io, nel piccolo, di contribuire (impianto FV e Zoe). L'idea di usare le auto elettriche come accumulo "distribuito" e quasi gratuito è eccezionale! Ma quanti ne capiscono le potenzialità? Al momento, pure tra i giovani, prevalgono pregiudizi e incapacità di guardare lontano... E gli industriali del settore ancora peggio, altrimenti non ci troveremmo negli ultimi posti tra ibride ed elettriche... Buona giornata!
  2. Buongiorno, Sono proprietario di un impianto fotovoltaico, e vorrei ottimizzare l'uso della caldaia a metano e dei climatizzatori alimentati dai pannelli. Avete un dispositivo / progetto che possa gestire caldaia e 3 climatizzatori ? Rispondetemi via e-mail. Grazie.
  3. Sarebbe ora di incentivare anche il privato con piccole potenze ad uso domestico cancellando tante "palle" burocratiche.Domenico
  4. Gentilissimo Dr. Spadoni, fotovoltaico come scelta strategica nazionale? ma di cosa stiamo parlando? Solo un flash sul ns caso: . az. agricola bio con impianto fotov. 112 kW, su tetti, ad isola (no connessione rete, no gse, bisogna industriarsi per consumarne il + possibile) . collegamento pannelli 60 celle in parallelo a 35 Vdc, senza inverter + mezzi elettrici Eletev per l’agricoltura biologica . formalmente l’energia fotov. dovrebbe essere esente da accisa fino a 200kW per uso non “civile” . la realta’ dei fatti: per poter attivare l’impianto abbiamo dovuto concordare con l’Ag. delle Dogane un forfait annuale per 120 mila kWh/anno (massima energia teoricamente producible dall’impianto) e 1500 euro/anno di accise … . inoltre divieto asssoluto di utilizzare l’energia prodotta anche nell’abitazione dell’imprenditore agricolo (perche’ l’energia ad uso “civile” avrebbe un’accisa doppia…) . ci vorra’ qualche settimana solo per smaltire il malessere di una simile mortificazione...
    • È proprio per quello che lei scrive che è necessaria una visione completamente nuova dello sviluppo del nostro Paese, con l’eliminazione delle sorgenti fossili come obiettivo primario. Accompagnato dallo sviluppo di una forte industria del fotovoltaico e dei sistemi di accumulo. Ormai la tecnologia c’è, è solo questione di volontà politica.
  5. Quando i governanti italiani capiranno che non sono ne le accise e ne la vendita di energia una strategia, su cui accanirsi, allora il nostro paese avrà intrapreso un’altra direzione e i ritardi rispetto ai paesi nord europei, che invece si preoccupano di sviluppare tecnologie innovative, potranno ridursi, ma quanti decenni dovremo attendere? Mi chiedo a cosa serve avere tecnologie dei “tubi” piuttosto che tecnologie in grado di produrre materiali per produrre energia rinnovabile!

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