AHD: l'alta definizione passa su cavo coassiale


La videosorveglianza ha subito negli anni una forte evoluzione tecnologica ed ha preso la strada del networking, facendo pensare che l’impianto del futuro dovesse essere solo in rete e che nel giro di pochi anni sarebbero esistiti solo telecamere, registratori, regìe ecc. in tecnologia ethernet (IP).
Ma la migrazione verso un sistema ethernet è poco gradita ad alcuni utenti, perché esistono moltissime installazioni, specie domestiche, in cui l’impianto è già fatto, funzionante, con cavi coassiali RG59/RG11, magari passante in guaina murata; in casi del genere l’ideale sarebbe una soluzione in grado di trasportare un segnale video di qualità elevata (alta definizione) senza ricorrere al protocollo ethernet ma impiegando una tecnologia capace di sfruttare gli esistenti cavi coassiali.
Questo è ciò cui hanno pensato gli sviluppatori delle tecnologie per CCTV ad alta definizione, che hanno permesso di migliorare le prestazioni dei sistemi CCTV sostituendo solo l’elemento fonte delle riprese e quello o quelli destinatari, lasciando i cavi esistenti. Con queste tecnologie è possibile raggiungere risoluzioni Megapixel (fino a 4 MP, in teoria…) in un impianto esistente per CCTV analogica su cavi coassiali.
In realtà non si tratta di una sola tecnologia ma di tante alternative, nate soprattutto per fornire alternative “open” a quella originaria.
 

Le tecnologie hd su coassiale

La CCTV ad alta definizione si basa su una tecnologia digitale e tre analogiche; tra queste, quella che più attira l’attenzione è l’AHD, che rappresenta la risposta “open” di alcuni produttori orientali all’HDCVI e al TVI proposti rispettivamente da Dahua e da Hikvision.
 
AHD_LOGO
L’AHD è uno standard aperto sviluppato da Nextchip, uno dei più importanti produttori orientali di elettronica nell’ambito della videosorveglianza, che è quello più interessante e promettente perché sarà supportato da più produttori in quanto utilizzabile senza troppi vincoli. L’AHD è basato su un algoritmo “sub-carrier” e sulla tecnologia di pseudo-separazione di luminanza e crominanza gestite dall’apposito codec. Per il trasporto dei dati l’AHD usa l’inserimento negli spazi vuoti del segnale video.
Due sono i vantaggi principali che offre rispetto alle soluzioni concorrenti: una completa compatibilità con le telecamere analogiche, il che permette una manutenzione più facile dell’impianto, ed un prezzo concorrenziale.
L’AHD condivide con l’analogico lo stesso cavo e la stessa infrastruttura, quindi l’upgrade dell’impianto da analogico a digitale richiede la sola sostituzione delle telecamere e del DVR. Inoltre supporta l’audio su coassiale, ampliando così le funzionalità della comune telecamera, permettendo di aggiungere l’audio senza richiedere un ulteriore cablaggio.
Altra cosa interessante è la possibilità di sovrapporre nel coassiale i segnali di controllo da remoto, quindi è possibile sostituire una telecamera analogica con una PTZ o con Zoom motorizzato senza aggiungere il cavo dati di gestione.
Attualmente i dispositivi basati sulla tecnologia AHD vengono marchiati con tre sigle:
• AHD-L; equivale ad un miglioramento qualitativo delle telecamere 960H, che trarranno dai DVR AHD una resa migliore, rimanendo comunque sulla risoluzione di 960×576;
• AHD-M; è la canonica HD (i DVR AHD che supportano l’AHD-M arrivano fino a 720p, cioè 1.280×720);
• AHD-H; anche detto AHD 2.0, è il Full-HD e i DVR AHD che supportano l’AHD-H arrivano fino al 1.080p (1.920×1.080).
Le tre sigle distinguono quindi le telecamere e i dispositivi per risoluzione supportata.
 

Standard a confronto

Tabella1
Per farvi avere un’idea dei possibili vantaggi dei sistemi di trasporto del video ad alta definizione su coassiale comune, riportiamo in questa tabella un confronto tra le tre soluzioni digitali.
In termini di risoluzione massima raggiungibile tutte si equivalgono, quindi può essere il sensore a determinare in buona parte la qualità video. Le tre tecnologie non sono compatibili tra loro, quindi non è possibile realizzare impianti misti: le immagini di una telecamera AHD devono essere lette da un videoregistratore o altro apparato AHD, non da un HDCVI o TVI.
Quanto ai costi, l’AHD, essendo una tecnologia aperta, permette di realizzare apparati un po’ più economici, anche se i concorrenti e in special modo la HDCVI, stanno stipulando accordi che porteranno a una riduzione dei costi. Rispetto alle telecamere a uscita analogica (videocomposito) le differenze di prezzo andranno sempre più minimizzandosi, tanto che a breve una telecamera AHD costerà come una analogica, malgrado la presenza di più elettronica e di un sensore d’immagine qualitativamente migliore.
Per massimizzare l’integrazione dei nuovi standard, sul mercato si trovano dispositivi come i DVR ibridi, che dispongono di ingressi sia per telecamera a uscita CVBS (cioè videocomposito), sia per telecamera digitale a uscita coassiale; in realtà l’input è unico, perché il connettore ha il medesimo formato, però c’è un commutatore con relativa logica che permette di dire al DVR se quella collegata è una telecamera ad uscita videocomposita o AHD.
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Meglio AHD o IP?

Visti gli innegabili vantaggi apportati dall’HD su coassiale, verrebbe da chiedersi se questa tecnologia ed in particolare l’AHD, che consideriamo la più promettente, soppianterà i sistemi ethernet. Ebbene, la risposta è “dipende”, per tutta una serie di ragioni. Entrambe le tecnologie hanno i propri vantaggi e svantaggi.
Partiamo analizzando la tecnologia IP. Questo sistema di trasmissione video consente la gestione delle telecamere da computer, da remoto, nonché da vari sistemi, inoltre offre:
• nessun limite sulla risoluzione (perché i dati vengono divisi in pacchetti che viaggiano a velocità maggiori di quelle permesse dal coassiale);
• possibilità di collegamenti wireless e lunga distanza tramite LAN, WAN e Internet;
• possibilità di elaborazioni avanzate a bordo della telecamera;
• possibilità di registrazione a bordo telecamera;
• possibilità di alimentare direttamente la telecamera dal cavo di segnale (tecnologia POE).
A favore dell’AHD ci sono però vari aspetti, oltre, naturalmente, alla possibilità di utilizzare i cablaggi coassiali dei tradizionali impianti CCTV a telecamera con uscita di tipo videocomposito: per esempio, a differenza della CCTV IP, quella AHD non soffre della latenza (delay), in quanto non esistono conversioni da analogico a digitale né l’impacchettamento IP e viceversa, quindi il tipico ritardo che affligge la visione ottenuta dalle telecamere ethernet da quando avviene la ripresa a quando è possibile vederla o registrarla, nell’AHD non c’è. Ricordiamo che la latenza è dovuta alla preparazione dei pacchetti di dati in standard TCP/IP e all’esistenza delle collisioni, tipica delle reti ethernet.
Rispetto alle telecamere IP, il costo di produzione delle digitali a uscita coassiale è inferiore, in quanto il codec AHD ha dei costi più bassi dell’interfaccia ethernet; la telecamera mantiene il principio di costruzione dell’analogica, quindi sostanzialmente la differenza di costo tra una telecamera analogica ed una AHD sta nel sensore d’immagine, che deve avere prestazioni migliori, dovendo catturare risoluzioni HD/Full-HD invece che PAL/CCIR.
Altro vantaggio è che nelle installazioni, le telecamere AHD possono essere testate più facilmente perché vengono “viste” dai comuni multimetri (come impedenze a 75 ohm) commutando l’uscita in CVBS, mentre le ethernet no; inoltre per il test basta un monitor videocomposito, mentre per le IP serve un computer o un DVR ethernet con tanto di monitor.
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