LHC
Il 12 marzo riprende al Cern di Ginevra l’attività del superacceleratore Lhc (Large Hadron Collider). Dopo due anni di interruzione, l’acceleratore tenterà di superare i confini finora raggiunti che hanno portato alla scoperta del bosone di Higgs e al Nobel per coloro che hanno lavorato a tale progetto.
Lo stop alle operazioni non è stato vano visto che i due anni sono serviti per poter spingere ancora più avanti l’acceleratore evitando problemi. L’obiettivo è quello di arrivare alla potenza di 13 mila miliardi di elettronvolt (TeV), ossia il doppio della potenza raggiunta in precedenza.
Dopo il raffreddamento a meno 271 gradi sotto zero, sono state effettuate accensioni parziali facendo scorrere i protoni solo in alcuni settori dell’anello sotterraneo di 27 chilometri a cento metri di profondità. In tal modo nel dicembre scorso sono entrati in azione fasci di particelle a 6,5 TeV e all’inizio di marzo sono stati realizzati test con gli esperimenti Lhcb e Alice.
Sono 600 i fisici italiani dell’Istituto nazionale di fisica nucleare che lavorano con Lhc e il lavoro si concentrerà su obiettivi molto affascinanti, come la verifica dell’esistenza delle particelle supersimmetriche, previste teoricamente dalla teoria delle stringhe, ma mai osservate al momento.
Fonte: Cern

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