Provare i diodi e BJT con il tester digitale

Quando in una porzione di circuito nella quale sono inseriti dei diodi non passa la corrente o non troviamo la tensione che ci aspettiamo, andiamo subito a pensare come verificare se i diodi sono interrotti o magari in cortocircuito. Per dirimere il dubbio possiamo utilizzare il tester predisposto per la verifica delle giunzioni PN: di norma esiste una specifica portata o una posizione del commutatore rotativo di selezione, ovvero una boccola dedicata (nei multimetri che non hanno il selettore); la prova si esegue comunque con una portata ohmmetrica, vale a dire con la misura della resistenza, perché prevede l’erogazione di una tensione e una piccola corrente attraverso i puntali dello strumento. Solitamente nei tester la prova delle giunzioni si esegue con la portata 2 kohm f.s. che in molti casi permette il test dello stato di diodi al silicio, in germanio e anche i LED (con il multimetro digitale); molti multimetri hanno, su questi, il simbolo del diodo proprio per ricordare questa possibilità. Altri strumenti, invece, hanno una posizione speciale del selettore dedicata al prova diodi. In ogni caso, qualunque sia l’ambito o la funzione scelta, per verificare una giunzione è necessario rispettare la corretta polarità: inserire la spina del puntale nero (negativo) nella boccola COM e quella del puntale positivo (rosso) nella boccola V/W.
Successivamente si tocca l’anodo del diodo con il puntale rosso e il catodo con il nero: il terminale di catodo si riconosce perché è quello vicino alla banda colorata sul corpo del componente. Disponendo i puntali del tester in tale maniera, lo strumento deve indicare una resistenza dell’ordine di poche centinaia ohm, ma dipende dalla potenza del diodo (varia da diverse centinaia a meno di 100 ohm). Se si invertono i puntali (portando il diodo in polarizzazione inversa) il quadrante dello strumento dovrà mostrare resistenza infinita (non misurabile) nel senso che nel multimetro analogico la lancetta andrà sul inizio scala e in quella digitale l’indicazione sarà 1. Se lo strumento continuerà a indicare una resistenza misurabile, vorrà dire che il diodo è danneggiato; lo stesso vale se la resistenza misurata tenendo il puntale rosso sull’anodo è vicino o uguale a zero.

In questo caso il diodo è praticamente in cortocircuito perché la sua giunzione di semiconduttore si è fusa per un’eccessiva dissipazione di potenza o forata per una sovratensione. Un diodo in cortocircuito, peraltro, presenta uguale resistenza invertendo i puntali del tester, cioè in tutte e due le polarizzazioni, giacché non fa più da semiconduttore ma è pari a una resistenza elettrica di bassissimo valore. Infine, un’indicazione da parte dello strumento di valore resistivo infinito anche in polarizzazione diretta (puntale rosso sull’anodo e nero sul catodo) indica che il diodo risulta interrotto. La verifica dell’integrità delle giunzioni descritta sinora per i diodi può essere applicata anche ai transistor bipolari, giacché sono formati da due giunzioni PN, ciascuna delle quali singolarmente è un diodo. Per verificare l’integrità delle giunzioni consideriamo una giunzione alla volta utilizzando come riferimento il terminale che resta in comune, ovvero la base. Per il resto si procede considerando il transistor come un doppio diodo con l’anodo in comune se trattasi di un NPN e il catodo in comune se, invece, è un PNP.
Durante i test bisogna ricordare di non toccare i terminali né il metallo dei puntali con le dita, altrimenti si inserisce la resistenza tra le dita e si otterranno indicazioni imprecise.

 

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