Amazon e il suo braccialetto? Decisamente dei dilettanti: ora c’è chi vuole le emozioni dei lavoratori

Il fine ultimo, almeno in teoria, è sempre quello: ottimizzare i processi gestionali, garantire maggior benessere per il personale e contribuire a migliorarne le prestazioni con ricadute sulla profittabilità aziendale. Fin qui nulla di male, tutte le aziende per continuare a competere e a guadagnare debbono dotarsi di mezzi, processi e tecnologie all’avanguardia. A maggior ragione oggi, con le enormi possibilità offerte dalla digitalizzazione, dall’Internet of Things, dalla connettività ultra-veloce e dalle capacità di calcolo e memorizzazione del cloud.

Se a tutto ciò aggiungiamo l’Intelligenza Artificiale, ecco quanto utilizzerà la tecnologia KENKO, recentemente introdotta sul mercato del lavoro giapponese in collaborazione con Mizuho Information and Research institute e TEM, The Elegant Monkey: “una soluzione evoluta e decisamente all’avanguardia per il monitoraggio delle emozioni che sfrutta l’intelligenza artificiale” si legge in un comunicato stampa.

KENKO è una tecnologia basata su cloud che sfrutta l’intelligenza artificiale e che si integra con diversi tipi di sensori biometrici locati all’interno di prodotti indossabili e altri dispositivi IoT.”  In altre parole, braccialetti smart, caschi di protezione e, nell’ambiente di lavoro – immaginiamo – sensori di movimento, telecamere e sensori di temperatura/umidità.

Questa tecnologia rappresenta la base delle emozioni artificiali, ovvero la nuova frontiera dell’intelligenza artificiale. Tramite una stretta sinergia tra metodologie di rilevamento avanzate e le capacità di apprendimento del software è possibile generare una mappatura intelligente dello spettro emozionale umano utile in una pluralità di applicazioni.”

Spiega, con assoluta tranquillità, il manager di una società che introdurrà KENKO che “La moderna cultura dell’ambiente di lavoro diventa sempre più stressante per cui è indispensabile aggiungere un nuovo livello all’analisi mentale”.

Insomma, migliorare e ottimizzare i processi aziendali utilizzando i dati delle emozioni umane.

Ora, o c’è un enorme fraintendimento, oppure qualcuno sta giocando col fuoco: per capire quali sono gli ambienti di lavoro migliori e più stimolanti per i lavoratori esistono da tempo dei parametri oggettivi, guarda caso utilizzati proprio per stilare le classifiche delle aziende con la migliore qualità dell’ambiente di lavoro. Se vogliamo il benessere dei lavoratori non dobbiamo fare altro che mettere in pratica queste indicazioni.

Il controllo da remoto dei parametri vitali delle persone releghiamolo ad altri ambiti – a quello medico, ad esempio – solamente quando necessario e garantito dalle norme più severe relative alla privacy.

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