Il sogno di Elon Musk di colonizzare Marte si fa più concreto: al suo debutto il razzo Falcon Heavy, che dovrebbe essere utilizzato per le missioni interplanetarie, è riuscito a lanciare il payload nello spazio, anche se, a causa di piccole sbavature, il carico non ha imboccato la traiettoria prevista. Così come il Central Core – il razzo centrale – che non è riuscito ad ammarare sulla piattaforma che lo aspettava nell’Oceano, mentre i due razzi laterali hanno fatto rientro con uno spettacolare touch-down sincrono alla base Californiana di Cape Canaveral da dove il Falcon Heavy era partito pochi minuti prima.

Piccoli problemi tecnici che non inficiano l’importanza e il successo di questa missione. Con questo vettore, infatti, gli Stati Uniti recuperano – anche se Space X è formalmente una compagnia privata – la capacità di mettere in orbita navicelle con carico umano con le quali raggiungere nuovamente la Luna e incominciare le esplorazioni interplanetarie.

Da parte sua, il successo di questo lancio apre alla società di Elon Musk nuovi mercati nel campo del lancio dei satelliti con la capacità del Falcon Heavy di mettere in orbita bassa (LEO) satelliti del peso di 54 tonnellate e in orbita geostazionaria payload fino a 22 tonnellate.

Il Falcon Heavy consiste in un Falcon 9 con l’aggiunta di ulteriori due primi stadi come booster; il razzo è stato progettato per raggiungere e superare i criteri minimi per lanciare esseri umani con margini di sicurezza superiori del 40% rispetto alle sollecitazioni normali che si incontrano durante il lancio, rispetto al 25% degli altri lanciatori.

Il primo stadio è formato da tre primi stadi del Falcon 9, ognuno equipaggiato da nove Merlin 1D+, per una spinta totale al decollo di 22 819 kN, che salgono a 24 681 kN quando il razzo supera gli strati più densi dell’atmosfera e i motori diventano più efficienti.

Lo stadio superiore è spinto da un singolo Merlin 1D ottimizzato per il vuoto, con una spinta di 934 kN, un rapporto di espansione di 117 a 1 e un tempo di accensione di 397 s. Per aumentare l’affidabilità del sistema di riaccensione il motore usa due meccanismi ridondanti piroforici (TEA-TEB). Questo stadio è praticamente una versione più corta dello stadio inferiore e utilizza le stesse procedure, attrezzature e materiali per ridurre i costi di produzione.

In questa prima missione Falcon Heavy trasportava una fiammante Tesla Roadster di colore rosso con a bordo un manichino di astronauta, un vezzo che ha consentito a Elon Musk di twittare poco dopo la partenza ”Falcon Heavy lancia un’auto su Marte“, mentre nella sala di controllo si udivano le note di “Life on Mars” di David Bowie.

In questo video le fasi del lancio e del rientro dei booster:

Ma il futuro di Space X non è solo Falcon Heavy; dal cilindro magico di Elon Musk è recentemente spuntato il progetto BFR – acronimo mai spiegato – e che secondo indiscrezioni dovrebbe celare il progetto di velivoli per il trasporto passeggeri con capacità sub-orbitale per collegare in poche decine di minuti località della Terra agli antipodi.

www.spacex.com

 

 

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