LISA Pathfinder: “ascoltare” l’Universo

LISA_Pathfinder
“Ascoltare” il suono dell’Universo. O per lo meno verificare che sia possibile farlo. È questo l’ambizioso obiettivo di LISA Pathfinder, il primo osservatorio ESA – selezionato all’interno del programma Cosmic Vision – interamente dedicato allo studio delle onde gravitazionali, previste dalla teoria della relatività di Albert Einstein oltre un secolo fa.
La missione, realizzata con un importante contributo italiano, ha appena brillantemente concluso la fase di test al centro IABG di Ottobrunn in Germania ed è dunque stata ufficialmente presentata alla stampa. Il “cuore” dello strumento – i sensori inerziali, realizzati da CGS (Compagnia Generale per lo Spazio) con finanziamento dell’Agenzia Spaziale Italiana e su progetto dei ricercatori dell’Università di Trento e dell’INFN – era stato consegnato lo scorso novembre, con una cerimonia a Milano.
Adesso il satellite è pronto a partire alla volta dello spazioporto europeo di Kourou, nella Guayana francese, da dove sarà lanciato alle prime ore del mattino del prossimo 27 novembre. A portarlo in orbita sarà un vettore VEGA, il “piccolo-grande” razzo ESA “Made in Italy” – che porterà così a sei il conto dei lanci effettuati.
Questa missione – ha commentato per ESA il project scientist Paul McNamara – rappresenta una grande sfida che preparerà il terreno all’osservazione delle onde gravitazionali direttamente dallo Spazio nel prossimo futuro, aprendo una nuova finestra sull’osservazione del cosmo”.
Lo scopo di LISA è – appunto – mettere alla prova il concetto di rivelazione di onde gravitazionali dallo spazio dimostrando che è possibile controllare e misurare con una precisione altissima il movimento di due masse in condizioni di caduta libera.
Rivelare le onde gravitazionali – ha spiegato Stefano Vitale, dell’università di Trento e dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare (INFN), nonché PI del LISA Technology Package (LTP) –  permetterà di studiare fenomeni estremi e oggetti difficili da osservare, come i buchi neri. Sarà anche possibile – ha aggiunto Vitale – fare la stratigrafia dell’universo fino a ricostruire l’origine delle galassie e dei buchi neri che possiamo osservare oggi”.
www.asi.it
 
 

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