Entro il 2015 la grid parity del fotovoltaico?

È la questione al centro della terza edizione dell’Italian PV Summit che si è tenuta il 2 e 3 maggio nell’ambito di Solarexpo 2011, la più importante manifestazione italiana dedicata alle energie rinnovabili da fonte solare.La strada della competitività economica del fotovoltaico rispetto alle altre fonti energetiche sembra segnata: diminuzione dei costi della tecnologia e aumento della penetrazione nei mercati elettrici permetteranno all’energia fotovoltaica di raggiungere la grid parity nel giro di qualche anno, in Italia prima che altrove.
Questa l’opinione prevalente.
In Italia sarà conveniente produrre elettricità con il fotovoltaico anche senza incentivi rispetto ad acquistarla dalla rete già nel 2013 per impianti da 100 kWp, mentre per le taglie a dimensione familiare, 3 kWp, il sorpasso avverrà due anni dopo. È quanto è emerso in particolare dallo studio della European Photovoltaic Industry Association, illustrato dal presidente dell’EPIA (l’European Photovoltaic Industry Association) Ingmar Wilhelm. Al 2020 produrre un chilowattora con il solare costerà la metà rispetto ad adesso. A seconda della tipologia, taglia e localizzazione degli impianti, si passerà dal range attuale di 0,16-0,36 euro/kWh a 0,08-0,20 €/kWh nel 2020, passando per 0,10-0,24 nel 2015.
Anche per le utility il momento in cui il solare sarà più conveniente rispetto alla produzione da altre fonti è probabilmente vicino: nel 2014 per i parchi solari da più di 2 MW e nel 2015 per quelli sopra i 500 KW, secondo lo studio.

Sarà sufficiente la grid parity per far continuare lo sviluppo del fotovoltaico? “Occorrerà del tempo affinché il sistema bancario ci si abitui, ma il tempo ci sarà, perché la parità non verrà raggiunta dall’oggi al domani”, spiega Giuseppe Sofia a.d. di Conergy. “L’esempio del solare termico in Grecia, che ha continuato la sua crescita anche dopo la fine degli incentivi, fa ben sperare, ma si potrebbe pensare ad altre forme di sostegno come gli sgravi fiscali”, aggiunge illustrando lo studio commissionato dall’azienda all’Università di Padova, secondo il quale la grid parity nel nostro Paese (calcolata sulla sola componente energia della bolletta) dovrebbe essere raggiunta per i piccoli impianti (3 kW) nel 2014 al sud ed entro il 2017 in tutto il Paese.

Già ora intanto, ha detto Francesco Meneguzzo, ricercatore CNR-IBIMET, il fotovoltaico sta facendo sentire il suo peso nella competizione tra le fonti, che si concretizza in un calo del prezzo dell’energia durante i picchi di domanda. Il suo studio sul peak-shaving mostra come la produzione del fotovoltaico nelle ore di picco stia contribuendo ad abbassare i prezzi dell’energia all’ingrosso.

I relatori presenti all’Italian PV Summit hanno prospettato scenari energetici in cui il contributo del fotovoltaico nel mix elettrico sarà sempre più rilevante. Per l’EPIA sarà almeno il 4% a livello europeo nello scenario più conservativo per arrivare al 12% nello scenario più avanzato. Anche in Italia, ha spiegato Winfried Hoffman, vicepresidente dell’associazione europea, l’obiettivo del Piano di Azione Nazionale, 8 GW al 2020, verrà polverizzato in breve tempo: “il tetto di cui si parla per il quarto conto energia è di 23 GW al 2016, con ogni probabilità al 2020 si supereranno i 30 GW, in gradi di produrre 38-39 miliardi di chilowattora all’anno“.

Altro tema caldo per gli operatori è la questione della connessione alla rete. Ci saranno difficoltà a inserire una quota di elettricità solare di questa portata nel sistema elettrico italiano? Secondo EPIA l’attuale rete elettrica italiana potrebbe accogliere realisticamente e senza problemi almeno 37 GW di energia elettrica solare. “Ma il conflitto tra le fonti per l’allacciamento esiste già adesso“, fanno notare, “servirebbe una cornice normativa che garantisca un reale unbundling delle reti“. Nuove prospettive si apriranno con il miglioramento dei sistemi di accumulo dell’energia, che renderanno ancora più conveniente il fotovoltaico, magari con l’introduzione dei veicoli elettrici, come pure con la diminuzione degli import da paesi esteri.

Un aspetto importante del mercato italiano è rappresentato dalla  capacità imprenditoriale dimostrato dalle aziende del settore di competere sui mercati internazionali. Il mercato italiano sta radicalmente mutando, le imprese Made in Italy stanno risalendo la filiera, sono sempre più integrare e pronte ad affrontare le sfide dei mercati internazionali.

“Un dato interessante che è emerso oggi all’Italian PV Summit – Commenta Alessandro Marangoni – Ceo di Althesys e relatore della conferenza – è come alcune aziende italiane siano diventate competitive anche sui mercati internazionali. Questo è un dato importante che testimonia come un’azienda possa essere in grado di operare nel mercato anche senza il supporto delle tariffe incentivanti. Il settore sta cambiando, le aziende italiane stanno risalendo la filiera e da semplici società di installazione le imprese hanno iniziato a investire nelle parti alte della catena e si presentano sul mercato sempre più come aziende integrate”.

Per Enerpoint l’internazionalizzazione è una delle priorità della strategia aziendale, per due motivi: diversificare i mercati riduce i rischi e consente di crescere attraverso le esperienze fatte in altri mercati” ha commentato Paolo Rocco Viscontini Ceo di Enerpoint. “Ritengo che le aziende italiane abbiano idee e modelli di business da esportare. Alla luce di questo credo che siano molte le realtà imprenditoriali del nostro paese che potrebbero e dovrebbero organizzarsi per andare all’estero. L’Italia è il secondo mercato al mondo del fotovoltaico, abbiamo alle spalle un bagaglio di esperienze non da poco che potremmo utilizzare negli altri Paesi”, ha concluso Paolo Rocco Viscontini che con Enerpoint ha aperto una filiale in Israele, uno dei mercati che nei prossimi anni promette di essere tra più interessanti per il fotovoltaico.

Anche l’America è meta delle aziende italiane. È il caso di Silfab che è andata in Ontario a produrre moduli fotovoltaici. Silfab Ontario Inc., partecipata al 100% da Silfab, ha appena inaugurato in Ontario (Canada) una linea automatizzata di produzione di moduli fotovoltaici che raggiungerà 90 MW di capacità produttiva a metà anno e 180 MW nel 2012, dando occupazione a 200 persone. In Ontario si producono moduli fotovoltaici ad alta efficienza in silicio mono e poli-cristallino fino ai 300 Wp, ideali per applicazioni connesse in rete sia a terra che in copertura. Parte della produzione sarà inoltre destinata alla produzione OEM per aziende che vogliano entrare nel mercato dell’Ontario.  “L’industria fotovoltaica non può permettersi di avere tutte le uova nello stesso basket” commenta Franco Traverso Presidente e AD di Silfab Ontario Inc. e Silfab spa “Essere presenti in diversi paesi è fondamentale per compensare gli up and down del mercato, oltre che per cogliere le sfide e le opportunità che offrono i mercati esteri. Il fotovoltaico è ora una commodity, per questo è importante differenziare la produzione ed essere presenti a diversi livelli della filiera, non solo con i moduli ma anche con key components del sistema e questo Silfab è stata in grado di farlo grazie a partnership siglate con realtà che operano a monte e a valle della filiera. Per concludere, un monito per l’industria italiana del solare: è importante cercare legami e partnership e sapersi innovare per potersi differenziare, altrimenti vincerà la commodity cinese”, ha concluso Traverso.

MxGroup è presente da dicembre con Mx Solar USA negli Stati Uniti, azienda con 120 dipendenti che produce moduli fotovoltaici con una capacità produttiva da 65 MW. Con un investimento iniziale di 14,4 milioni di dollari. Entro la fine del 2011 il fatturato previsto è di 100 milioni di dollari.
Per MX Group il tema dell’internazionalizzazione è particolarmente importante sia da un punto di vista della crescita aziendale sia perché ci consente di diversificare le nostre attività e i mercati in cui operiamo.” spiega Filippo Levati, direttore generale di MX Group “Le competenze che abbiamo acquisito da un punto di vista tecnologico trovano grande interesse nei mercati esteri, come ad esempio gli Stati Uniti che sono solo un primo passo della nostra strategia di sviluppo”. Non si deve dimenticare anche l’importanza dei benefici sociali che porta l’internazionalizzazione. “Per noi essere presenti in altri Paesi – aggiunge Levati – significa anche portare benefici in termini sociali, di posti di lavoro oltre che ambientali grazie allo sviluppo delle fonti rinnovabili e alla conseguente riduzione delle emissioni di CO2. Sono convinto che come paese, l’Italia possa giocare un ruolo nella competizione industriale a livello globale”.

All’Italian PV Summit è stata presentata in anteprima la ricerca di A.T. Kearney su i principali operatori nel settore del Fotovoltaico in Italia. “Il mercato del fotovoltaico nel 2010 ha rappresentato circa 11,5 miliardi di valore di cui meno del 10% prodotto con incentivi. Degli oltre 11 miliardi approssimativamente la metà sono relativi a operatori italiani – ha commentato Marco Andreassi di A.T. Kearney e relatore all’Italian PV Summit -. Anche nelle fasi a monte della filiera gli operatori italiani sono presenti con un miliardo di euro di moduli e oltre un miliardo di euro per gli inverter. Gli inverter – aggiunge Andreassi – sono la vera eccellenza italiana sulla filiera”. L’internazionalizzazione vale già oggi il 10% del fatturato, secondo quanto emerge dalla ricerca condotta da A.T. Kearney, mentre la ricerca e lo sviluppo incide per l’1,7% del fatturato del 40% degli operatori. “Innovazione, internazionalizzazione e consolidamento rappresentano ancora le sfide del futuro”, ha concluso Marco Andreassi.
http://www.italianpvsummit.com/

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