Centrale a carbone, Enel sperimenta la cattura della CO2 dai fumi di scarico

Si inaugura domani presso la centrale termoelettrica a carbone  Federico II di Cerano (BR) il primo impianto pilota italiano, il secondo in Europa, per la cattura e lo stoccaggio dell’anidride carbonica presente nei fumi di scarico; il sistema, denominato CCS (Carbon Capture and Storage) prevede la separazione della CO2 dagli altri gas, la fluidificazione dell’anidride carbonica e l’iniezione della stessa in profondità, nei vecchi giacimenti di idrocarburi esauriti o in altre formazioni geologiche adatte.
Da anni Enel è impegnata nella ricerca sulle tecnologie di cattura dell’anidride carbonica, in particolare nello studio di nuovi materiali con cui produrre membrane con selettività più elevate rispetto a quelle attualmente presenti sul mercato.
L’azienda sta sperimentando processi biologici di trasformazione della CO2 in forme stabili e mediante l’analisi di processi che, attraverso l’utilizzo della stessa come reagente, portino alla formazione di materiali di interesse industriale (ad esempio policarbonati e poliuretani).
La tecnologia di cattura post-combustione giocherà un ruolo importante nella riduzione delle emissioni di anidride carbonica dalle centrali a carbone. In concreto si tratta di aggiungere, in coda al trattamento dei fumi già presenti nelle centrali, un ulteriore sistema che ha il compito di separare la CO2, concentrarla e renderla disponibile per il trasporto e lo stoccaggio geologico.

La sfida è quindi definire il migliore processo per il trattamento di una grande quantità di fumi (per una singola centrale parliamo di circa 3 milioni di tonnellate di CO2 l’anno), integrandolo all’impianto in modo da minimizzare la perdita di rendimento.
L’impianto della centrale di Brindisi è un progetto pilota in piccola scala; in seguito è prevista una fase dimostrativa su grande scala, da realizzare in un sito ancora da definire, anche in relazione alla disponibilità, nei suoi pressi, di adeguati siti geologici per lo stoccaggio della CO2.
Per valutare le potenzialità di stoccaggio geologico in idonei siti in prossimità delle centrali a carbone, Enel si avvale della collaborazione degli istituti di ricerca nazionali nel settore, come l’Ingv (Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia) e l’Ogs (Istituto Nazionale di Oceanografia e Geofisica Sperimentale), e di altre istituzioni europee.
L’obiettivo finale è di realizzare entro il 2014 un impianto dimostrativo per la cattura post-combustione e lo stoccaggio geologico della CO2, presso una grande unità alimentata a carbone.
Secondo le ricerche di Enel, siti adatti possono contenere grandi quantità di anidride carbonica per decine e decine di anni. Il fine ultimo sarà quello di giungere all’eliminazione definitiva delle emissioni di gas attraverso una tecnologia elaborata dai francesi che prevede l’utilizzo di solventi chimici.

 

L’impianto di Brindisi – ha spiegato Sauro Pasini, responsabile della Ricerca Enel – rappresenta un test importantissimo e un’opportunità per l’Italia di essere in prima fila nello sviluppo delle tecnologie più innovative sulle quali si sta concentrando l’interesse delle maggiori aziende dell’energia europee e statunitensi e delle istituzioni internazionali”. L’impianto di Brindisi ha un costo di 20 milioni di Euro che è stato finanziato al 70% dalla comunità europea, e per il restante 30%  dall’Enel che, nel piano 2010/2014, ha stanziato oltre un miliardo di euro per la ricerca di nuove tecnologie in grado di ridurre l’impatto ambientale delle centrali. L’impianto sarà in grado di catturare 2,5 tonnellate di CO2 l’ora, circa 20 mila tonnellate all’anno, che verranno liquefatte e stoccate nei campi Eni di Cortemaggiore.
I risultati di questi test, di durata biennale – ha aggiunto Pasini – ci consentiranno di sviluppare nei prossimi anni un impianto in piena scala, capace di catturare circa un milione di tonnellate l’ anno di anidride carbonica. Impianto che sarà realizzato a Porto Tolle, in Veneto, dopo la rinconversione a carbone della vecchia centrale a olio combustibile: il progetto entrerà a regime alla fine del 2015 e sarà supportato con un finanziamento di circa 100 milioni di euro. Il 70% sarà finanziato dalla Ue nell’ ambito del programma European Economic Plan for Recovery. Con questa struttura, si chiuderà il ciclo partito in laboratorio. La nuova centrale a carbone dovrebbe avere uno dei primi sistemi al mondo di cattura della CO2 a piena scala industriale, capace di mangiarsi il 40% delle emissioni di uno dei gruppi da 660 megawatt e di inviarle, via gasdotto, in uno stoccaggio sotterraneo sicuro a 1500 metri sotto il fondo del mare Adriatico“.

Anche questa tecnologia, tuttavia, non trova l’appoggio delle associazioni ambientaliste che ritengono che il sistema sia troppo oneroso in termini energetici e pericoloso per l’ambiente, soprattutto per l’acidificazione dei mari e per il pericolo di fughe tossiche dai giacimenti sotterranei.
www.enel.com

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