Perché è sempre più necessario un Piano Marshall per l’ambiente.

Quale che sia il giudizio su Greta Thunberg, è fuori di dubbio che l’attività della ragazzina svedese ha riportato in primo piano il problema dei cambiamenti climatici che sempre di più sta minacciando le nostre vite e quella del nostro pianeta. Ammettiamolo: negli ultimi anni l’interesse verso i problemi ambientali è stato messo in secondo piano, e la nostra attenzione è stata catturata da fatti più contingenti, la contesa politica, le grandi sfide sportive, il lavoro quotidiano. Nel frattempo, inesorabile, l’inquinamento atmosferico da gas serra, causa prima dei cambiamenti climatici, è cresciuto costantemente raggiungendo la concentrazione in atmosfera di 400 ppm (parti per milione) di CO2, del 45% superiore al periodo preindustriale, e ormai molto vicino alla soglia di 500 ppm considerato da molti il punto di non ritorno.

Immettiamo in atmosfera ogni anno oltre 37 Gt (giga tonnellate, miliardi di tonnellate) di CO2: erano circa 10 nel 1960, 20 nel 1980 e 30 nel 2010. A fronte di tutto ciò, foreste ed oceani riescono ad assorbire non più di 15-20 Gt e il pianeta Terra è sempre più simile ad una serra con la temperatura media che continua a salire e i ghiacci polari (e quelli alpini) che si sciolgono aumentando il livello dei mari. Nonostante gli accordi internazionali, le emissioni di CO2 continuano ad aumentare, con un incremento percentuale maggiore, come era ovvio aspettarsi, da parte dei paesi in via di sviluppo. Un problema reso ancora più complesso dal fatto che sono coinvolte tutte le nazioni della Terra: se, ad esempio, le emissioni italiane di CO2 si riducessero a zero, l’inquinamento globale calerebbe di una percentuale insignificante.

Che fare dunque? In primis c’è sicuramente la necessità di una forte presa di coscienza basata su dati oggettivi, alimentata da programmi per la scuola e sostenuta dalla TV pubblica.
In secondo luogo vengono i comportamenti personali in grado di ridurre l’impatto sull’ambiente: ridurre l’uso dell’auto, migliorare l’isolamento termico di abitazioni e uffici, mangiare alimenti di stagione, utilizzare lampadine ed elettrodomestici a basso consumo e così via.

Terzo, ma non ultimo, investire pesantemente nelle tecnologie in grado di mitigare l’inquinamento globale. Tra queste, le più importanti riguardano la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili (sole, vento, idroelettrico, ecc.). La produzione di energia elettrica è causa oggi del 25% delle emissioni di gas serra; se, con una sorta di Piano Marshall, riuscissimo in pochi anni ad eliminare le centrali alimentate a combustibili fossili, potremmo ridurre di un quarto l’inquinamento atmosferico globale, con un successivo ulteriore miglioramento del 15% dovuto all’elettrificazione dei trasporti. Come dice Greta, il tempo è finito, non possiamo più aspettare.

 

1 Commento

  1. Convengo sul fatto che l'attività umana dal 1900 ,sino ai giorni nostri ha inciso e continua ad incidere in modo deleterio sul clima; tuttavia teniamo presente che la nostra amata terra contribuisce con il risveglio dei suoi vulcani sparsi per il globo all'ennesima potenza con l'immissione di ceneri e CO2 ...Eh, la signorina Greta ha pensato a come contrastare questi fenomeni? Detto ciò, meglio che torni a scuola e studi un po' di fisica...

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