Da Qualcomm a Intel, un mercato sempre più in fermento

Dopo la pausa dell’anno scorso che ha visto il livello più basso di acquisizioni e fusioni tra le aziende di semiconduttori degli ultimi tempo, nel 2018 questa tendenza sembra riprendere con grande vigore. Non solo.  

Se le acquisizioni e le fusioni cui abbiamo assistito sinora sono legate alla conquista di un pezzetto più o meno grande di mercato, all’acquisizione di una particolare tecnologia, o all’ottimizzazione dei costi in un settore che richiede investimenti sempre più ingenti, questa volta a scendere in campo, per altri motivi, sono i big di questo mondo, dominato da poche società che si contendono la leadership mondiale.

Operazioni, pur importanti, come la recente acquisizione di Microsemi da parte di Microchip, appaiono poca cosa rispetto al tentativo di Broadcom di conquistare a suon di miliardi di dollari (tanti, circa 117) Qualcomm, il colosso mondiale dei chip per smartphone. Un tentativo di acquisizione che va avanti, tra offerte e controfferte, da alcuni mesi e che adesso ha visto la discesa in campo della società leader nel settore dei processori per PC e server, ovvero di Intel.

Secondo il Wall Street Journal, infatti, la società di Santa Clara starebbe valutando l’acquisto della stessa Broadcom. L’impressione è che Intel tema la possibile fusione tra Broadcom e Qualcomm, da cui nascerebbe un temibile rivale. Su questa transazione, tra l’altro, sta indagando il governo americano attraverso il Committee on Foreign Investment in quanto Broadcom ha sede a Singapore. Ovviamente Intel spera che le mire espansionistiche di Broadcom falliscano ma, in caso contrario, potrebbe farsi avanti lanciando un’Opa sulla stessa Broadcom. Un’operazione particolarmente onerosa, dal momento che Broadcom ha una capitalizzazione di 104,2 miliardi di dollari e Qualcomm di 93,3, qualcosa di ben più importante rispetto alle precedenti acquisizioni di Mobileye (15,3 miliardi) e di Altera (16,7).

Questa volta, infatti, è in ballo molto di più di una tecnologia, e quando si tratta di poter essere leader indiscussi in un mercato strategico come quello dei semiconduttori la cui crescita sembra inarrestabile, cifre dell’ordine di qualche centinaio di miliardi appaiono ben poca cosa.

 

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