Non per tutti i giovani il lavoro è un miraggio

Nonostante gli sforzi del governo, la disoccupazione giovanile continua ad attestarsi attorno al 40%: una cifra inaccettabile, non tanto per il mero dato statistico, ma per quello che comporta sul piano sociale, con centinaia di migliaia di giovani che sono obbligati a vivere con i genitori e che non hanno le risorse per formarsi una famiglia.

Leggiamo però, notizie che sembrano smentire questi dati, come quella che riguarda l’Istituto Tecnico Omar di Novara, dove tutti i diplomati trovano subito lavoro al termine del ciclo di studi. Grazie anche allo sportello creato all’interno della scuola, il 95% dei giovani che frequenta il programma di alternanza scuola-lavoro, viene confermato in azienda a tempo indeterminato. «Non fanno neppure in tempo a diplomarsi in meccanica o in elettronica – dice orgoglioso il Preside Francesco Ticozzi – che le aziende li chiamano».

Nel 2016, a luglio, i 75 diplomati hanno trovato subito un’occupazione fissa, tranne quelli che hanno deciso di iscriversi all’università. Il segreto del successo? «Bisogna essere in sintonia con le aziende, rispondere alle loro esigenze, bisogna essere aggiornati, guai a perdere il passo» dichiara il Preside.

A parte il caso eclatante dell’Omar, il 70% dei diplomati degli Istituti Tecnici trova lavoro entro tre mesi dal diploma.

Eppure ancora oggi gli Istituti Tecnici scontano i pregiudizi delle famiglie (e della società) con appena il 30% di iscritti.

Che sia questo uno dei motivi di un così alto livello di disoccupazione giovanile? L’Italia – notoriamente priva di risorse naturali – è sempre stato un Paese trasformatore: importiamo materie prime e le trasformiamo in prodotti finiti, macchine e manufatti; ancora oggi siamo al secondo posto in Europa e al settimo nel mondo per capacità manifatturiera.

Se non fosse per il petrolio e il gas che importiamo, la nostra bilancia commerciale presenterebbe un attivo molto più alto di quello di oggi.

Tutto ciò, grazie proprio all’industria manifatturiera che ha bisogno di tecnici specializzati preparati e competenti.

Perché, dunque, non cerchiamo di convincere i nostri figli ad iscriversi alle scuole tecniche? Altrettanto, naturalmente, dovrebbe fare chi si occupa dell’orientamento al termine della scuola dell’obbligo.

Sarebbe sicuramente un modo per contribuire alla mancanza di tecnici specializzati da parte della nostra industria manifatturiere e, forse, anche un modo per ridurre la disoccupazione giovanile.

Senza considerare che ai più bravi rimangono aperte tutte le possibilità in ambito universitario, ad iniziare dalla facoltà di Ingegneria dove chi proviene dagli Istituti Tecnici impiega un anno in meno per laurearsi rispetto a tutti gli altri.

Anche questo un vantaggio non da poco.

 

 

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