Hi-tech e mercato del lavoro

Digitale

Negli ultimi anni la tecnologia, specie quella elettronica e informatica, ha fatto passi da gigante. E le tecnologie che sono in arrivo, Internet of Things, smart health, applicazioni robotiche, automobili autonome, Big Data, ecc. avranno un impatto – se possibile – ancora maggiore rispetto al passato.

Anche in campo industriale è in atto una rivoluzione, basata sull’interazione del mondo fisico con le tecnologie emergenti, che sta trasformando interi settori, inclusi energia, trasporti, sanità, produzione e agricoltura.

Tutto bene, dunque? Una nuova ondata di innovazione che migliorerà ulteriormente il nostro tenore di vita?

In realtà le cose non stanno esattamente così. Solo negli ultimi quattro anni in Europa abbiamo perso circa 5,5 milioni di posti di lavoro. Certo, gli effetti della crisi finanziaria mondiale si fanno ancora sentire, così come la concorrenza dei Paesi emergenti, dove il costo del lavoro è ancora di gran lunga inferiore al nostro.

Tuttavia molti osservatori ritengono che, come nelle precedenti rivoluzioni industriali, l’impatto iniziale di questa nuova ondata “digitale” sull’occupazione sarà pesante; sicuramente molti dei 5,5 milioni di posti di lavoro persi sono la conseguenza delle pervasività delle tecnologie digitali, le quali, dall’altro lato, non hanno saputo creare sufficienti posti di lavoro da compensare quelli persi.

Continua, ad esempio, il calo di addetti nel settore bancario: oggi per prelevare contanti infiliamo la tessera nel bancomat, per fare un bonifico utilizziamo Internet; tempo fa, invece, andavamo allo sportello dietro il quale c’era un lavoratore. E il numero di chi costruisce bancomat, infrastrutture informatiche e PC è sicuramente inferiore rispetto agli impiegati di banca di una volta.

Anche le economie che stanno uscendo dalla crisi evidenziano una cosiddetta jobless recovery, ovvero una ripresa senza aumento dei posti di lavoro, con una lenta sparizione del cosiddetti colletti bianchi e una sempre maggiore divaricazione tra lavoratori di basso livello e lavoratori altamente specializzati.

Che fare, dunque? Certo non possiamo arrestare l’innovazione, né influenzarla: a ciò sono preposti politici ed economisti. L’unica soluzione è continuare a studiare e cercare di migliorare le nostre competenze, nel tentativo di rimanere tra quelli che non verranno sostituiti da un computer o da un processo informatico.

In quest’ottica, ogni mese cerchiamo di proporvi spunti per migliorare le vostre competenze. Ancor più in questo numero, dove troverete argomenti di sicuro interesse.

Buona lettura.

 

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