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È tempo di esami per Galileo. Per i primi due satelliti del sistema di navigazione “made in EU” si sono aperte le operazioni di sperimentazione dei payload di navigazione. Dopo la fase di lancio e messa in orbita (LEOP), il 3 novembre scorso il controllo dei satelliti è passato dal CNES di Tolosa in Francia, al Centro di Controllo Galileo a Oberpfaffenhofen in Germania. Quest’ultimo è gestito dal Centro Aerospaziale Tedesco DLR e avrà il comando e il controllo dei satelliti durante i 12 anni della loro vita operativa.
I primi due satelliti della costellazione Galileo sono stati lanciati grazie al vettore Soyuz il 21 ottobre scorso, dallo spazioporto di Kourou, nella Guyana Francese. Tre ore e 49 minuti dopo il lancio, la Fregat-MT li ha portati ad uno stadio superiore della loro orbita prevista a 23.222 km, dove sono stati rilasciati contemporaneamente. Successivamente un team congiunto CNES e ESOC dell’ESA si è attivato per iniziare a rendere operativi i due satelliti. I primi segnali sono stati rilevati contemporaneamente e questo ha confermato il loro buon funzionamento.
Come dei paracadutisti che saltano giù da un aereo, i due satelliti sono stati lasciati cadere nello spazio. Una volta che le ruote di reazione sono state pronte a sorreggerli, 70 minuti dopo la fase di separazione, hanno cercato il sole per ricaricare le batterie, grazie alla presenza dei pannelli solari. È stata Fregat a trasportarli durante tutta la loro corsa verso lo spazio. Si è proceduto quindi a testare i propulsori. La coppia di satelliti ha dovuto infatti manovrare in solitudine gli ultimi 100 km delle orbite previste e lo ha fatto con successo. In seguito i satelliti si sono stabiliti nella loro normale modalità: con i pannelli solari rivolti verso il sole e l’antenna di navigazione puntata verso la terra. Raggiunta questa fase il Centro di Tolosa ha ordinato che le orbite subissero un’inclinazione di 56 gradi rispetto all’equatore.
Il passaggio a Oberpfaffenhofen, avvenuto subito dopo il LEOP, è stato completato alle 22:00 CET del 3 novembre scorso. Dei controllori a terra hanno iniziato la messa in piattaforma, verificando che tutti i sottosistemi principali funzionassero come previsto. Nei prossimi giorni si procederà all’accensione del payload di navigazione e questo segnerà l’inizio dell’In-orbit Test di Galileo. Il controllo rigoroso dei segnali di navigazione viene condotto dalla stazione di terra dell’ESA a Redu, in Belgio. In particolare un’antenna, con un diametro di 20 m, misurerà la forma precisa dei segnali di navigazione con un grado molto elevato di accuratezza. Una volta effettuato il check-out al payload di navigazione, un secondo Centro di Controllo Galileo, quello di Fucino in Italia, gestito dalla società Telespazio, supervisionerà tutti i servizi di navigazione. I soggetti che partecipano alle procedure di testing – ESA-ESOC, CNES, DLR e Telespazio – collaborano con Spaceopal, una consociata di DLR e Telespazio, che segue tutte le attività di Galileo.
L’Agenzia Spaziale Italiana e il programma Galileo
Immaginate un sistema di navigazione e localizzazione satellitare interamente concepito per usi civili in grado di offrire un’accuratezza inferiore ai 10 centimetri nel posizionamento, una precisione mai raggiunta prima. Un sistema non soggetto alle limitazioni o interruzioni tipiche di altri sistemi pensati per scopi militari, a cominciare dal GPS americano. Con potenzialità di impiego straordinarie, in quasi tutti i settori. Energia, trasporti terrestri marittimi e navali, sicurezza, agricoltura, finanza: un ventaglio di applicazioni quasi illimitato e di una portata tale da rivoluzionare il modo stesso in cui concepiamo certi modi di vivere e alcuni dei servizi cui oggi siamo più abituati. Questa, in estrema sintesi, è la mission del programma GALILEO, che, avviato ufficialmente nel 2003 – ma concepito molto prima – dall’Agenzia spaziale e dall’Unione europea con l’importante contributo dell’ASI, è in fase di realizzazione.
Un progetto straordinariamente ambizioso, quindi. Ripercorriamone brevemente la storia. Attualmente, l’unico sistema di navigazione satellitare e posizionamento globale effettivamente in funzione è il GPS (Global positioning system) concepito negli Stati Uniti a scopi militari negli anni Settanta. Esiste anche un analogo ex sovietico, il GLONASS, il cui sviluppo è stato a lungo interrotto: ma l’Agenzia Spaziale Russa lo ha recentemente ripreso e al momento è in fase di completamento. Il GPS consiste di 32 satelliti in orbita MEO (Medium Earth Orbit) su sei differenti piani orbitali, alcuni dei quali in disuso e altri di riserva. È operativo dal 1978 e disponibile per tutto il mondo da 1994. La necessità di pensare a un sistema di navigazione alternativo, benché compatibile col GPS, è insita dalla natura stessa di quest’ultimo. Nato per garantire la navigazione dei missili intercontinentali a testata nucleare portandoli sopra l’obiettivo con una approssimazione di circa 100 metri, il GPS – benché utilizzato col tempo anche per scopi diversi – resta essenzialmente uno strumento di tipo militare. L’uso civile impone invece standard di precisione mediamente molto più accurati e non può contemplare interruzioni o limitazioni dei servizi legate a esigenze belliche di qualsiasi tipo.
A regime, GALILEO consisterà di trenta satelliti (27 operativi e tre di riserva) orbitanti su 3 piani inclinati sull’equatore (MEO, Medium Earth Orbit circolare) a 23.222 km quota. La Commissione Ue ha già assegnato gli appalti per la parte infrastrutturale: al momento la spesa prevista è di circa 3,4 miliardi di euro. Il programma di lancio, con razzi Soyuz e Ariane, dovrebbe partire nel 2010 e una volta posizionati i primi quattro satelliti – configurazione minima necessaria – sarà possibile cominciare a fornire i primi servizi di navigazione e procedere a testare la piena funzionalità dei segmenti spaziali e di terra. Intanto è stato avviato il programma sperimentale Giove (Galileo in orbit validation element), col lancio del GIOVE-A il 28 dicembre 2005 seguito dal GIOVE-B il 27 aprile del 2008.
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